Cos’è l’osservatorio?

L’osservatorio è inchiesta, è un archivio, è uno strumento di lotta, utile ad approfondire la comprensione delle dinamiche del conflitto mondiale, dei suoi fronti mutevoli e delle ricadute sui territori. Per questo la prospettiva dell’informazione, dello studio e dell’educazione è una prospettiva prioritaria. I luoghi della formazione, in primis le Università e i poli di ricerca, sono i nostri campi di indagine, perché sappiamo che nella filiera della guerra, le conoscenze tecniche e politiche sono un anello fondamentale della catena del valore.
Le nostre Università stringono tantissimi accordi con aziende e paesi direttamente coinvolti in conflitti e repressione in tutto il mondo, da chi dirige le politiche estere del nostro paese per ampliare i propri affari, come Leonardo s.p.a, a chi da decenni porta avanti politiche di occupazione, apartheid e pulizia etnica, come Israele e Turchia. Le nostre Università sono un campo strategico attraverso cui i nostri governi intavolano accordi ed alleanze e dove vengono delineate le direttive di sviluppo e investimento. Tuttavia, per la popolazione studentesca e ancora di più per la società civile è difficile non soltanto esprimersi in merito alla natura degli accordi, ma anche venire a sapere della loro esistenza, poiché per la maggior parte si tratta di accordi secretati. Dunque, fare inchiesta sull’operato dei consigli di dipartimento e del consiglio di amministrazione dell’Università è un’attività importante e necessaria.
L’osservatorio è perciò anche un archivio, un deposito di informazioni e di memoria storica delle ricerche portate avanti dal collettivo, cosicché chiunque possa conoscere questi dati e utilizzarli per ampliare e rafforzare le proprie lotte, a Torino come in altre parti del paese.
L’archivio è uno strumento che crediamo necessario in questo momento. Non sarà una pratica fine a se stessa, ma sarà sempre al servizio delle comunità per la difesa dei propri territori.

PROSPETTIVE

Le prospettive dell’osservatorio e della Rete Defend Kurdistan sono quelle di costruire un coordinamento di organizzazioni al fine di costituire un fronte compatto di opposizione alla guerra e di costruzione di un’alternativa concreta a partire dal nostro presente. 
Per questo, è necessario comprendere a fondo come questo conflitto globale corrisponda a una nuova fase di modifica dell’ordine mondiale multipolare. I nostri territori sono attraversati dai flussi generati da questa ristrutturazione, che si tratti di rotte migratorie, infrastrutture energetiche, direttive politiche per la fornitura di armamenti, catene globali della cura, violente ridefinizione di confini statali e nazionali.
Per questo è necessario che le nostre pratiche, analisi, ricerche comincino ad articolarsi e sistematizzarsi in maniera sempre più estesa e capillare, al fine di costruire questo orizzonte di alleanze che organizzi insieme il piano locale e internazionale. Per questo abbiamo bisogno di archivi e mappature, di connessioni, di organizzazione.